La donna nel mondo germanico, scandinavo… e Gesù con l’adultera.

adultera

L’intransigenza del clero e dei missionari fu al contrario molto maggiore nel settore del matrimonio, e le resistenze che furono loro opposte furono molto diverse a seconda degli ambienti sociali e delle religioni.

In generale la società germanica o celtica era fondata su di una famiglia larga, dove la donna è proprietà del capo di famiglia che ha il suo mund (sorta di forza magica che la protegge). Egli può trasferire ad un giovane questo mund e con esso la giovane, a condizione che essa sia di statuto libero e fisicamente vergine… Infine ogni uomo può avere diverse donne, cioè delle schiave concubine oltre alla sposa legittima.

Nelle regioni scandinave ve ne erano di tre tipi: le spose legali, le concubine libere e le concubine schiave.

La dottrina della Chiesa al riguardo, che si andava formando in questi secoli sulla base della riflessione patristica, era però orientata ben diversamente.

Essa stava conquistando il concetto che il matrimonio origina una comunità totale ed indissolubile di vita, che è valido solo se il consenso dei giovani è libero, e soprattutto che esso deve essere uguale per uomini e donne in una coppia monogama (‘una sola legge per gli uomini e le donne’, concilio di Soissons, 775).

L’impotenza della Chiesa rispetto alle pratiche matrimoniali (nei riguardi soprattutto di nobili e sovrani, ndr), fu totale nell’epoca merovingia, ed anche fino a Carlo Magno.

Il primo re ad abbandonare la poligamia fu Ludovico il Pio” (M. Pelaja, L. Scaraffia, Due in una carne, Laterza, Bari, 2008, p. 17), mentre suo padre Carlo, secondo le usanze pagane, aveva avuto sei mogli e una dozzina di concubine.

Ancora poco rispetto ad alcuni sultani arabi che sono arrivati a 500 mogli, o ai nobili asiatici e dell’America Latina, se si pensa che gli imperatori aztechi, prima dell’arrivo degli Spagnoli, avevano anche più di cento figli! (Storia d’Italia e d’Europa, op. cit., vol. I, p.234-235).

Quanto all’adulterio si pensi al fatto che quello femminile era punito presso i germani con la vendetta del marito, la riduzione in schiavitù, la privazione dei beni, la mutilazione del naso e degli occhi (Enciclopedia Treccani, voce: “Adulterio”); gli ebrei e i musulmani invece condannavano le adultere alla lapidazione.

Nuovo agli orecchi dei suoi contemporanei suona dunque il discorso di Cristo sull’adultera: “Gli Scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero nel mezzo, bene in vista, e gli dissero: Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Ora Mosè ci ha ordinato nella legge che tali donne siano lapidate: Tu che ne pensi? Parlarono così per tendergli un’insidia e aver poi un pretesto per accusarlo. Ma Gesù si chinò e col dito si mise a scrivere in terra. E poiché quelli insistevano, egli alzò il capo e rispose: Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei. Poi si chinò di nuovo e continuò a scrivere in terra. Udite queste parole, se ne andarono tutti, uno dopo l’altro, cominciando dai più vecchi. Rimasero soltanto Gesù e la donna che continuava a stare lì, in piedi. Allora Gesù, alzatosi, le chiese: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Rispose: Nessuno, Signore. Le disse Gesù: Neppure io ti condanno, va e non peccare più” (Giovanni 8,3-11).