Sant’Agostino e il suicido delle donne “disonorate”

Parmigianino,_lucrezia_romana,_1540La matrona romana Lucrezia, suicida dopo essere stata violentata

Nel matrimonio cristiano, sin dal principio, l’adulterio è proibito sotto pena di peccato mortale per entrambi i coniugi: “nella società romana, al contrario, la legge puniva severamente le adultere

(il marito aveva diritto di ucciderle, ndr) mentre l’infedeltà dei mariti non era soggetta a sanzioni penali, né a una seria disapprovazione morale. Era anzi pienamente accettato che l’uomo intrattenesse rapporti sessuali con gli schiavi di entrambi i sessi presenti nella casa. Rifacendosi alle radici bibliche, Agostino scrive, sulla traccia di Paolo (I Corinzi, 6, 12-20), che l’eccellenza di una unione fedele è così grande che i coniugi diventano membra stesse di Cristo, per cui mancare alla fedeltà significa prostituire le membra stesse di Cristo” (M. Pelaja, L. Scaraffia, Due in una carne, Laterza, Bari, 2008, p.17).

In molte culture non cristiane, ricorda Marzio Barbagli nel suo Congedarsi dal mondo (Il Mulino, 2009), la donna violentata è spesso considerata in qualche modo colpevole anch’essa: “nell’antica Roma non si faceva alcuna distinzione fra adulterio (femminile) e stupro, perché si riteneva che questo rapporto avesse sempre e comunque un effetto contaminante sulla donna sposata, sia che fosse consensuale sia che fosse dovuto ad un atto violento”.

Di qui l’esistenza, ancora oggi, in certe culture, della lapidazione per donne violentate (si ricordi il caso divenuto celebre della nigeriana Safiya); di qui l’usanza di molte donne “disonorate”, dall’antica Roma alla Cina, antica e contemporanea, di suicidarsi (come nel caso della celebre matrona romana Lucrezia).

Fu sant’Agostino, nel solco della dottrina cattolica, a condannare tale consuetudine, negando che lo stuprofacesse perdere l’onore a una donna e dunque la riempisse di vergogna”. Per Agostino infatti “se una donna subiva violenza, poteva perdere l’integrità del suo corpo, la sua verginità, non la sua castità”.

Per questo invitò le donne a non sentirsi affatto colpevoli, imponendo con la sua autorità, nella cultura di allora, questa innovativa distinzione: “Strano a dirsi, erano due (violentatore e violentata, ndr) e uno solo commise adulterio”.