A proposito di analfabetismo religioso…

pillole 

La religione cattolica come materia di insegnamento è entrata nella scuola italiana perché il cattolicesimo è riconosciuto come fondamento della nostra cultura. Eppure diversi studi compiuti recentemente – spesso per conto di conferenze episcopali – mostrano che l’ora di religione è poco efficace1. Fino ad oggi questo non era così importante, visto che la scuola era abituata a dare per scontate negli studenti quelle conoscenze religiose che sono indispensabili

per gran parte degli argomenti umanistici, di italiano, storia, geografia… Però ormai da qualche decennio ci stiamo confrontando con generazioni a cui queste conoscenze sono sempre più estranee, dato che il loro ambiente familiare non vuole o non può più assicurarle. L’insegnamento della religione poi, non riesce a colmare queste lacune perché ha un debolissimo sistema di valutazione.

Per esempio gli studi a disposizione mostrano che al termine della quinta elementare gli studenti hanno conoscenze più vaste che alle soglie della maturità, benché abbiano frequentato l’insegnamento della religione per otto anni in più. Le conoscenze di religione e il livello scolastico generale sono sempre meno collegati col progredire della carriera scolastica. L’argomento più ignorato dagli studenti è la Bibbia. Un’altra carenza grave è il fatto che gli studenti non applicano il pensiero logico-deduttivo ai concetti che hanno appreso. Così questa materia si riduce a un insieme di nozioni simili a superstizioni, slegate da qualsiasi contesto, zeppo di pregiudizi e false conoscenze.

Più in generale alla base dell’analfabetismo religioso sta un nesso difettoso – mai ben digerito – fra religione e cultura (e tra fede e ragione)2, e questo nella testa degli studenti, dei genitori, degli insegnanti, dei dirigenti… Il problema si trova al crocevia fra due tematiche più generali: la tendenza ad una scuola della mediocrità e la secolarizzazione, intesa come perdita della memoria all’interno della società. Le ricadute, di cui qua e là si vedono già le avvisaglie3, possono essere rovinose, sia sulla coscienza civica degli studenti che sul loro senso di appartenenza a una collettività con determinate caratteristiche e una storia.

Come conseguenza di questa situazione, da un lato gli insegnanti delle materie umanistiche si trovano – se vogliono continuare a trasmettere buona parte dei loro contenuti – a dover colmare loro stessi, con i mezzi di bordo, le mancanze di cultura religiosa dei loro studenti. Dall’altra parte l’opinione pubblica mostra inaspettatamente di nutrire un buon interesse verso lo studio della religione nella scuola e “boccia” quest’ultima istituzione, giudicandola poco capace in questo compito4.

Elena Biondi

1E. Biondi, L’alfabetizzazione religiosa degli studenti, Firenze 2015; C. Canta, L’ora debole, Caltannissetta-Roma 1999; A. Castegnaro (Ed.), Apprendere la religione, Bologna 2009; G. Sandrone, Promossi o bocciati?, Soveria Mannelli (CZ) 2009; F. Togni, Sapere religione cattolica, Roma 2013.

2Don Lorenzo Milani, Esperienze pastorali, Firenze 1957.

3R. Cartocci, Geografia dell’Italia cattolica, Bologna 2011.

4A. Melloni (Ed.), Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia, Bologna 2014.