Nelle Confessioni di sant’Agostino vi è una donna che troneggia, dall’inizio alla fine: Monica, sua madre. A lei Agostino deve tutto. E’ lei che lo converte.
Ma ci sono le donne, in generale, nella sua predicazione.
Siamo nell’Africa romana del V secolo e il vescovo di Ippona parla ai suoi concittadini del Vangelo, e insegna loro un nuovo modo di vivere, di vedere i rapporti tra le persone, di pensare.
Le ragazze africane si sposano a 12 o 13 anni, come è consuetudine anche nel resto dell’Impero? Agostino le invita a “riflettere bene”: “Non vi impegnate troppo presto”, dice loro. Sposatevi più tardi, più liberamente.
Il matrimonio all’epoca è soprattutto questione dei genitori, e in specie dei padri? L’intervento dei genitori non è di diritto divino, spiega Agostino, altrimenti Adamo sarebbe stato presentato ad Eva da suo padre.
Così si batte perché il matrimonio nasca dal mutuo consenso degli sposi, i veri ministri del sacramento. L’adulterio del maschio è tollerato, ritenuto del tutto normale, dalla legge e dall’opinione pubblica? Agostino si scaglia contro l’infedeltà degli uomini: “Le mogli si conservano caste e gli uomini non ne sono capaci?”, chiede con enfasi. E aggiunge: “Coloro che non intendono essere fedeli alle loro spose (e sono tanti) vorrebbero che io non parlassi di questo argomento. Ma io ne parlerò, che vi piaccia o no”.
Di seguito alcune pagine tratte da Adalbert Hamman, La vita quotidiana nell’Africa di sant’Agostino, Milano, 1989:
Infine l’ incipit de “La dignità del matrimonio” di sant’Agostino: “Ciascun uomo è parte del genere umano; la sua natura è qualcosa di sociale e anche la forza dell’amicizia è un grande bene che egli possiede come innato. Per questa ragione Dio volle dare origine a tutti gli uomini da un unico individuo, in modo che nella loro società fossero stretti non solo dall’appartenenza al medesimo genere, ma anche dal vincolo della parentela. Pertanto il primo naturale legame della società umana è quello fra uomo e donna. E Dio non produsse neppure ciascuno dei due separatamente, congiungendoli poi come stranieri, ma creò l’una dall’altro, e il fianco dell’uomo, da cui la donna fu estratta e formata, sta ad indicare la forza della loro congiunzione . Fianco a fianco infatti si uniscono coloro che camminano insieme e che insieme guardano alla stessa meta…”.