Pagani e cristiani: “guarda come si amano l’un l’altro”

 

 

pagani

Robin Lane Fox insegna Storia antica al New College di Oxford.

E’ autore di un poderoso volume, Pagani e cristiani (Laterza), in cui spiega, tra le altre cose, la forza attrattiva che l’amore fraterno tra i cristiani esercitò sui pagani, per spingerli alla conversione.

Fox ricorda anzitutto che l’amore che vige all’interno della comunità cristiana è «largamente noto» a tutti, rivolto, in particolare, «ai poveri, alle vedove, agli orfani»: «Quando dei cristiani erano incarcerati, altri cristiani si radunavano per portar loro cibo e conforto: Luciano, lo scrittore satirico pagano, era perfettamente a conoscenza di questa pratica. Quando i cristiani venivano condotti a morire nell’arena la folla gridava, come dice Tertulliano: “Guarda questi cristiani come si amano l’un l’altro”. L’amore cristiano era di pubblico dominio, e dovette svolgere la sua funzione nell’attrarre estranei alla fede. Costoro, interessandosi a essa, vi trovavano esaltati valori che la società pagana non riconosceva», come ad esempio l’umiltà e l’amore per i poveri, gli abietti.

E ancora: «V’erano cristiani che in pubblico praticavano davvero la carità e davano prova di raro altruismo: negli anni 50 del terzo secolo fu la Chiesa cristiana, e non le città pagane, a promuovere rapidamente le sottoscrizioni per riscattare i suoi fedeli dai barbari che li avevano catturati; nel 262, durante la pestilenza di Alessandria, i cristiani curarono i loro malati, mentre si vuole che i pagani li abbandonassero al primo segno del morbo; durante l’assedio dello stesso anno, due esponenti cristiani riuscirono a salvare molte persone anziane e deboli, prima i cristiani, in seguito anche i pagani. È fama che durante la grande carestia del 311-312 i benefattori pagani più ricchi avessero dato in abbondanza, ma che in seguito diventassero insensibili per paura di essere ridotti anche loro alla povertà. Invece i cristiani offrivano gli ultimi riti ai moribondi, li seppellivano e distribuivano pane a tutti coloro che soffrivano la fame».

Questo atteggiamento, che rimarrà proprio dei cristiani, con tutti i loro limiti, in venti secoli, affonda le sue radici nell’insegnamento di Cristo, che chiede ai suoi discepoli di praticare la carità (Giovanni 13,29; Luca 12,33), addita ad esempio la figura del buon samaritano (Luca 10,25-35) e an­nuncia che ogni uomo sarà giudicato sulle opere compiute «verso i più piccoli» (Matteo 25,31-46). Insegnamento che genererà nei secoli nosocomi per malati, brephotrophia per bambini abbandonati, leprosaria per malati di lebbra, manicomia per malati di mente, xenodochia per stranieri, hospitalia per pellegrini, sino ai Centri di aiuto alla Vita, per famiglie in difficoltà coi figli, e alle comunità di recupero per tossicodipendenti, del Novecento.

Di seguito alcune pagine dal libro:

 

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