Engelbert Dolfuss (nella foto, dopo l’uccisione), chi era costui? Nei testi di storia canonici è quasi sempre dimenticato, oppure etichettato sbrigativamente con un solo aggettivo: “fascista”.
Ma Dolfuss, che come tanti aveva un rapporto ottimo con Mussolini, quando il ditattore italiano era ancora alleato della Francia e dell’Inghilterra e guardava con fastidio alla Germania, non era un fascista; era salito al vertice del proprio paese per il suo legame con il mondo contadino cattolico e con coloro che non avevano dimenticato gli ideali della felix Austria di un tempo.
Dolfuss era un cattolico, fieramente avverso al comunismo, al marxismo, alla lotta di classe. Ma anche accerrimo nemico del nazionalsocialismo, in cui vedeva, non a torto, il figlio delle ideologie che avevano abbattuto l’Impero. Per questo, lui che chiamava i comunisti “socialisti rossi” e i nazisti “socialisti bruni”, sciolse il partito nazista austriaco, pagandone caramente le conseguenze: subì un primo attentato, la Germania lo attaccò con il boicottaggio dell’Austria e favorendo attentati terroristici contro gli impianti ferroviari e idroelettrici, i ponti e le persone.
Sino al 25 luglio 1934, giorno in cui Dolfuss venne ferito a morte dai nazisti, che gli negarono non solo il medico, ma anche il sacerdote. Il quotidiano della Santa Sede dichiarò in quell’occasione che il nazionalsocialismo altro non è che “nazional-terrorismo” “.
Di seguito 2 pagine dalla biografia (vedi copertina sopra) che gli fu dedicata da un compagno di partito subito dopo la morte: