Papa Paolo III: gli indiani non devono essere ridotti in schiavitù!

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Il 2 giugno 1537 è una data memorabile sia per il Sud-America come per l’Europa. Infatti questo è il giorno in cui Paolo III (Alessandro Farnese, 1468-1549, pontificato 1534-1549) emanò la Bolla Veritas Ipsa (chiamata anche Sublimis Deus) nella quale con la Sua apostolica autorità metteva fine alle numerose dispute che angustiavano varie università europee per decidere se gli abitanti del Nuovo Mondo dovessero essere considerati animali superiori o uomini inferiori.

Il Papa tenendo conto della dottrina teologica e della documentazione a lui pervenuta volle porre fine alle dispute ed emanò il verdetto: “Indios veros homines esse“. Per questo non possono essere “privati della libertà nè del dominio delle loro cose…”.

Promotori di questo documento furono soprattutto due frati domenicani, frate Bernardo de Minora e frate Julian Garces, vescovo di Tlaxcala. Frate Bernardo, protetto dalla imperatrice Isabella di Portogallo, e senza che ne fosse al corrente L’imperatore Carlo V, si recò a Roma per informare il papa circa i maltrattamenti cui erano sottoposti gli indios; a tal quei problemi che in seguito indussero il papa a promulgare la bolla insieme ai due brani: “Altitudo divini Consilii” e “Pastorale Officium” nei quali si affrontavano problemi connessi alla “Sublimis Deus”. A questa bolla ne seguirono altre, di altri papi: il loro merito fu di arginare notevolmente gli abusi da parte dei conquistatori.

Ciò è ben visibile in un fatto: dove arrivarono gli spagnoli cattolici, la popolazione autoctona rimase, ed ancora oggi in America Latina il 90% degli abitanti ha sangue indio nelle vene.

Dove arrivarono gli inglesi anglicani, staccati da Roma, cioè negli odierni Usa, gli indigeni furono sterminati in massa, e non vi fu mai nessuna autorità religiosa nè civile a difenderli.

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