Due giorni prima di recarsi in Svezia (il 29 ottobre 2016), accanto a Francesco, il cardinale svizzero-tedesco Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, ha rilasciato un’ interessante intervista al vaticanista Giuseppe Rusconi. Dichiarando tra le altre cose: “D’altra parte Lutero si appoggiò talmente ai prìncipi che si venne a creare una grande mescolanza di religione e politica con gravi sviluppi; non solo, ma non possiamo negare l’atteggiamento assolutamente inammissibile di Lutero verso i contadini. Lutero ha poi scritto cose orribili contro gli ebrei…”.
Interrogato sull’antisemitismo di Lutero e sul suo violentissimo opuscolo Degli ebrei e delle loro menzogne (clicca qui), il cardinale è andato giù ancora più pesante: “Queste frasi possono essere lette come un’anticipazione dell’Olocausto”.
Lutero come uno dei nonni del nazismo? Un precursore dell’Olocausto? E’ vero o si tratta di un giudizio storico infondato?
Si potrebbe anzitutto ricordare che un analogo giudizio lo aveva già espresso il cardinale bavarese Joseph Ratzinger, nel suo celebre “Rapporto sulla fede” (1984), con Vittorio Messori, a proposito del collaborazionismo di molti protestanti nei primi tempi del nazismo: “Il fenomeno dei «Cristiani Tedeschi» (cioè i protestanti che appoggiarono l’ascesa di Adolf Hitler, ndr) mette in luce il tipico pericolo al quale si trovava esposto il protestantesimo nei confronti dei nazisti. La concezione luterana di un cristianesimo nazionale, germanico, anti-latino, offrì a Hitler un buon punto di aggancio, alla pari della tradizione di una Chiesa di Stato e della fortissima sottolineatura dell’obbedienza nei confronti dell’autorità politica, che è di casa presso i seguaci di Lutero“.
Torniamo a chiederci: le cose stanno davvero così? La risposta, benchè ignorata spesso dal grande pubblico, è oggi piuttosto chiara agli storici: sì, proprio così.
Il quotidiano Avvenire, il 13 gennaio 2016 raccontava di un mea culpa pronunciato da alcuni pastori protestanti, memori del fatto che “lo stesso pogrom scatenato in Germania, Austria e Cecoslovacchia durante la cosiddetta «notte dei cristalli» fu voluto proprio nel giorno del compleanno di Lutero. «Il 10 novembre 1938 – scriveva allora il vescovo evangelico-luterano di Eisenach, Martin Sasse – bruciano in Germania le sinagoghe. Dal popolo tedesco viene finalmente distrutto il potere degli ebrei sulla nuova Germania e così viene finalmente incoronata la battaglia del Führer, benedetta da Dio, per la piena liberazione del nostro popolo»”. In quello stesso giorno i nazisti assalivano i palazzi vescovili cattolici di varie città, accomunando ebrei e “papisti” nello stesso odio.
Due celebri storici come Robert Cecil e Michael Burleigh ricordano che mentre già “nel primo periodo in molte diocesi cattoliche la NSDAP (cioè il partito nazista, ndr) è trattata con spiccata ostilità”, molti protestanti sono da tempo contagiati da nazionalismo, statalismo e antisemitismo, per non cedere, almeno in parte, “a un partito politico che sfruttava abilmente questi pregiudizi” (Robert Cecil, “Il mito della razza nella Germania nazista. Vita di Alfred Rosenberg“, Feltrinelli, Milano 1973; Mìchael Burleigh, “In nome di Dio“, Rizzoli, Milano, 2007).
Così accade che nelle elezioni per il Landtag prussiano del 1924, 8 pastori protestanti si candidino nel NSDAP; nel 1930 sono 120 (su circa 18.000) i pastori protestanti membri del partito nazista, di contro a 0 ecclesiastici cattolici. A Dachau, il primo campo di concentramento, in funzione dal 1933, vengono internati 411 sacerdoti cattolici e 36 pastori protestanti (Steigmann-Gall, “Il santo Reich“, Boroli, Milano, 2005; Otto dov Kulka, Paul Mendes-Flohr, “Judaism and Christianity under the impact of National Socialism”, Gerusalemme, 1987).
Si aggiunga che sino al 1937, a fronte di nessuna associazione cattolica ufficialmente schieratasi con il regime, sono svariati i gruppi protestanti apertamente filo-nazisti: la Lega protestante (Evangeliascher Bund), i Cristiani Tedeschi (Deutsche Christen), il Gruppo di lavoro dei pastori nazionalsocialisti (Nationalsozialistischer Evangelischer Pfarrerbund), il Soccorso delle donne protestanti (Evangelische Frauenhilfe)…
Vi sono protestanti che aderiscono al nazismo ingenuamente, vedendo in quel partito la speranza per risolvere la questione sociale e lavorativa; altri lo fanno in funzione anti-comunista; altri ancora vedono nel nazismo un bastione anti-cattolico e il realizzarsi del nazionalismo, dell’antisemitismo e dell’idea di Stato propri dell’eroe nazionale Martin Lutero, l’uomo che Johann Gottlieb Fichte, uno dei padri del nazionalismo moderno tedesco, ha definito “il tedesco per eccellenza”.
Scrive a tal riguardo lo storico Emilio Gentile: “Più propense a schierarsi con il nazionalsocialismo, con la sua concezione della nazione e dello Stato e con il suo antisemitismo, erano le chiese luterane, vincolate per secolare tradizione all’obbedienza al potere statale quale espressione della volontà divina” (Emilio Gentile, “Contro Cesare. Cristianesimo e totalitarismo nell’epoca dei fascismi”, Feltrinelli, Milano, 2010; si veda anche Robert Ericksen, Susannah Heschel, “Theologians under Hitler”, New Haven, 1985).
E’ assai importante – sia per comprendere l’adesione di molti gruppi protestanti al nazismo, sia per capire come mai il regime nazista cerchi, sino al 1937, un rapporto privilegiato con le chiese protestanti, tentando persino di unificarle in un’unica chiesa del Reich -, tener presente il fatto che nella cultura nazionalista e protestante tedesca, in cui Stato, chiesa e nazione quasi coincidono, i cattolici sono visti da secoli molto negativamente, come una sorta di “religione estranea”, nemica della “causa nazionale”, uno “stato nello Stato”, causa il loro legame con la “Chiesa romana”, il loro universalismo anti-nazionalista, la loro presenza politica.
Va ricordata anche la stima di Hitler, e dei suoi amici Eckart e Rosenberg verso il nazionalismo germanico di Lutero, considerato come colui che avrebbe liberato la Germania dal “giogo papale romano”, dandole un nuovo senso patriottico. Parlando del monaco agostiniano, Hitler dichiara in alcune occasioni: “Ma Lutero ha avuto il merito di insorgere contro il Papato e contro l’organizzazione della Chiesa …”; “Perciò non si rimpiangerà mai abbastanza che a una personalità della potenza di Lutero non siano succeduti che pallidi epigoni. Altrimenti non sarebbe stato possibile, in Germania, ristabilire la Chiesa cattolica su basi così salde da permetterle di sussistere sino ai nostri giorni”… (A. Hitler, “Conversazioni a tavola“, Goriziana, Gorizia, 2010 p.47 e 381).
Tornando a Lutero, e al suo ruolo di battistrada del nazismo, lo storico del nazismo, di fede pretestante, William L. Shirer, nel suo “Storia del Terzo Reich” (Einaudi, Torino, 1974, vol. II), definisce l’ex monaco agostiniano “ardente antisemita e antiromano”, lo considera il fondatore del nazionalismo germanico e di una componente ineliminabile della cultura nazista: “E’ difficile comprendere la condotta della maggioranza dei protestanti tedeschi nei primi anni del nazismo, se non si tiene conto di due cose: la loro storia e l’influsso di Martin Lutero. Il grande fondatore del protestantesimo fu tanto un appassionato antisemita quanto un feroce sostenitore dell’obbedienza assoluta all’autorità politica. Egli voleva che la Germania venisse liberata dagli ebrei…”.
Anche in Austria, accade con il nazismo quello che è successo in Germania: mentre due cancellieri cattolici ed anti-nazisti, Engelbert Dollfuss e Kurt Alois von Schuschnigg, finiscono uno ucciso e l’altro internato in un campo di concentramento, all’entrata di Hitler nel paese, nel 1938, “uno dei primi a salutare il ritorno a casa di Hitler fu il principale portavoce della minoranza protestante austriaca, che il 13 marzo dichiarò, ‘in nome dei più di 333.000 tedeschi protestanti dell’Austria’: ‘Dopo un periodo di repressione che ha riportato in vita i tempi più terribili della Controriforma, dopo cinque secoli delle più profonde sofferenze, tu sei venuto come il liberatore di tutti i tedeschi…'” (Michael Burleigh, nel suo In nome di Dio, Rizzoli, 2007).
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È un “mea culpa” poco spettacolare quanto radicale e “in fieri” quello che sta compiendo da alcuni anni la Chiesa evangelica del Nord della Germania – una delle 22 Chiese regionali che compongono la Chiesa evangelica tedesca – per la sua compromissione con il nazismo. Una delle ultime iniziative è stata l’incarico allo storico Stephan Linck di indagare cosa lasciò nel dopoguerra l’appoggio al regime hitleriano. Linck, che si era già occupato degli anni “caldi”, dalla Repubblica di Weimar al 1945, ha da poco dato alle stampe “Nuovo inizio? Il rapporto della Chiesa evangelica con il suo passato nazista e con l’ebraismo. Le Chiese regionali a nord dell’Elba, 1945-1965”, primo di due volumi previsti, pubblicato dall’editrice ufficiale della Chiesa regionale del Nord.
Professor Linck, da dove nasce questa volontà di trasparenza storica? Quando nel 1998 il Sinodo della Chiesa evangelica della Germania del Nord pubblicò una dichiarazione-chiarimento nel 50° della Notte dei Cristalli, si voleva sapere anche quali provvedimenti antiebraici erano stati emessi dalle Chiese di Lubecca, Eutin, Schleswig-Holstein e Amburgo. Una risposta certa non c’era, per cui si dovette commissionare una ricerca. Di fronte a questo vuoto di conoscenza molti rimasero esterrefatti e si decise perciò di realizzare anche una mostra che tra il 2001 e il 2007 è stata allestita in vari luoghi e ha portato a una profonda discussione, facendo conoscere la complicità della Chiesa evangelica nella persecuzione degli ebrei. Si volle dunque sapere com’era cambiata la Chiesa evangelica dopo il nazismo e com’era stato possibile che nel corso di decenni il tema non fosse mai stato affrontato criticamente; perciò fu deciso di avviare un progetto di ricerca».
L’ideologia nazista era imbevuta di neopaganesimo: com’è stato possibile tenere insieme il Vangelo e la mitologia ariana?
«Agli inizi del regime il supporto protestante a Hitler era massiccio, perché egli aveva rimosso la Repubblica che era vista come un’entità irreligiosa. I nazisti propagandavano un “cristianesimo positivo”, rivolto in negativo solo contro gli ebrei, e questo incontrò il favore dei luterani. L’elemento neopagano fu rifiutato dalla maggioranza dei fedeli».
Gli scritti contro gli ebrei di Lutero hanno un ruolo nella «sintonia» con l’antisemitismo nazista?
«Le radici profonde dell’antisemitismo della Chiesa evangelica affondavano nel nazionalismo tedesco; tuttavia sì, molti protestanti facevano riferimento agli scritti contro gli ebrei di Lutero per dimostrare che erano loro gli antisemiti “originali”: in fondo Lutero aveva già incitato a cacciare gli ebrei e a distruggere con il fuoco le sinagoghe».
I nazisti hanno goduto del favore dei protestanti più al nord che nel resto della Germania?
«Prima del 1933 il Partito nazionalsocialista godeva di grande favore nell’elettorato protestante in generale. A differenza dei cattolici, i protestanti durante la Repubblica di Weimar non avevano un partito confessionale di riferimento. Furono in particolare i luterani a rifiutare la Repubblica, perché questa aveva portato alle dimissioni del Kaiser e re di Prussia, che era visto come l’autorità luterana».
Una curiosità: la Lutherkircke di Lubecca fu costruita orientata a nord. Quanto l’ideologia nazista ha influenzato l’architettura sacra? «L’architettura delle chiese fu decisa dalle singole comunità e non ci fu un progetto comune. Nella Lutherkirche di Lubecca predicavano appartenenti all’Alleanza per la Chiesa tedesca (“Bund für deutsche Kirche”, una piccola minoranza della Chiesa evangelica. Costoro rifiutavano l’Antico Testamento, troppo ebraico, e identificavano il Dio padre della Bibbia con il nordico “Padre di tutti” “Allvater”, appellativo di Odino, Ndr). Per questo si doveva pregare verso nord e non verso est, cioè verso Gerusalemme. Un’altra chiesa dedicata a Lutero ad Amburgo, nel quartiere di Wellingsbüttel, fu costruita orientata a nord. L’Alleanza per la Chiesa tedesca fu fondata nel 1919, ma solo durante l’egemonia nazista ebbe grande influsso. L’esponente più acceso dei cosiddetti “Cristiani Tedeschi” nello Schleswig-Holstein, Propst Ernst Szymanowski, divenne a tal punto estremista da uscire dalla Chiesa e diventare un ufficiale delle Ss. A capo di un “Einsatzkommando” fu responsabile dell’uccisione di migliaia di russi e fu condannato al processo di Norimberga».
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2) Dal libro citato di Richard Steigmann Gall:
3) Dal libro citato di Michael Burleigh, docente di Storia ad Oxford e negli Usa:
4) Dal libro citato di Emilio Gentile, docente di Storia presso La Sapienza di Roma:
5) una pagina sul nazionalismo di Martin Lutero, da Angela Pellicciari, Martin Lutero. Il lato oscuro du un rivoluzionario, Cantagalli, Siena, 2016:
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