I nazisti accusano: i preti cattolici sono pedofili!

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Il modo con cui il regime nazista cercò di stroncare l’opposizione cattolica non fu solo diretto, tramite l’eliminazione fisica di molti sacerdoti e laici antinazisti, ma anche indiretto.

Lo storico Michel Burleigh, già docente di storia ad Oxford, alla London School of Economics e in varie università degli Usa, ricordache le SS di Himmler e il governo organizzarono campagne di calunnie “a base di illazioni stereotipate sul sesso e sul denaro”, false accuse di omosessualità e di pedofilia (le stesse mosse dai regimi comunisti): “la Chiesa veniva dipinta come una gigantesca macchina da soldi”, le scuole cattoliche vennero pian piano eliminate, una per una, e così i giornali cattolici, tanto che “nel 1935 non esisteva più nessuno dei 400 quotidiani cattolici pubblicati precedentemente in Germania”.

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Lo storico ebreo omosessuale George Mosse, nel suo Sessualità e nazismo (Laterza, 1982), dopo aver ricordato che alcuni leaders delle SA che portarono al potere Hitler erano omosessuali e talora pedofili, racconta come il regime, dopo una certa data, condannò l’omosessualità. E aggiunge: “Una volta franato il potere delle SA (con la notte dei lunghi coltelli, ndr), fu la volta della Chiesa cattolica a essere rimessa in riga con le accuse di omosessualità rivolte a preti e a monaci. Tra il 1934 e il 1937 la Germania celebrò processi pubblici contro sacerdoti e monaci accusati di reati contro il pudore, benché alla fine solo 64 dei 25mila ecclesiastici tedeschi inquisiti poterono essere dichiarati colpevoli, sia pure da tribunali prevenuti